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Progettare la cultura: l'artigianato dell'innovazione

Progettare la cultura: l'artigianato dell'innovazione

In occasione dei venti anni del Corso di Perfezionamento per Responsabile di Progetti Culturali, ecco l’intervista ad Agostino Riitano, cultural project manager e alumno del CRPC VIII - 2003/04.

Chi sei e di cosa ti stai occupando?

A bruciapelo rispondo che sono un artigiano, perché cerco di tenere insieme abilità tecniche e immaginazione e mi piace occupare il tempo con le persone che sanno fare le cose e meno ascoltare discorsi.

Quale è stato il tuo percorso di crescita?

Il periodo di apprendistato artistico in campo teatrale è stato decisivo per la mia formazione, poiché ha orientato i miei interessi alla ricerca e alla sperimentazione. Quindici anni fa, partendo dalla figura del dio Efesto, figura mitologica orgogliosa del proprio lavoro e non della propria persona, fondai l’associazione culturale “OfficinaeEfesti”, costituita da artisti e free lance impegnati nella produzione e promozione delle arti contemporanee nell’area Euro Mediterranea. Nel corso degli anni la mission dell’organizzazione ha subito diverse mutazioni ed oggi si è focalizzata sull’innovazione culturale, in particolar modo sulla creazione di progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale mediante la valorizzazione del patrimonio culturale abbandonato. Il lavoro di manager culturale negli ultimi anni mi vede coinvolto nella gestione di progetti per privati ed enti pubblici.
Mi sono occupato di progetti entusiasmanti, come ad esempio il co-design e la valorizzazione del patrimonio culturale del Rione Sanità di Napoli, sperimentando un “approccio mediterraneo” allo sviluppo della smart city.
Un'esperienza indimenticabile è stata la partecipazione al team della direzione artistica del progetto Matera 2019 Città Capitale Europea della Cultura, per l’elaborazione del programma culturale del dossier di candidatura. Lavorare gomito a gomito con professionisti straordinari è stato un onore. Ogni giorno si innalzava l’asticella della sfida e il modello della cittadinanza culturale diventava sempre più concreto e percepibile.
Oggi sono impegnato come project manager del progetto RuralHub: un progetto di ricerca che si propone di applicare i principi della social innovation in ambito rurale, evidenziando come il patrimonio culturale immateriale delle aree rurali sia una concreta possibilità per tracciare nuove economie e determinare rinnovate politiche di sviluppo.
Come consulente collaboro con l’OECD - Organisation for Economic Co-operation and Development - per l’attuazione del progetto ACTORSAttrattori Culturali per il Turismo e l’occupazione nelle Regioni del Sud Italia”.

Social innovation:potrebbe essere la risposta alla situazione di crisi in cui versa il patrimonio culturale e ambientale della realtà meridionale e mediterranea?

Non sono mai riuscito a disgiungere la questione culturale da quella sociale. Un bel giorno, ascoltando le mie esperienze, qualcuno mi ha detto «Ah, ma tu sei innovatore sociale!». Quindi, ad un certo punto, ho saputo dare un nome a quello che facevo, ma anche a quello che probabilmente ero diventato. La social innovation è una possibile risposta non solo alla crisi, ma alle domande del territorio. È la scelta di valorizzare il patrimonio culturale attraverso la partecipazione dei cittadini, guardati non come utenti, ma come custodi e curatori delle loro ricchezze.

Quali competenze sono importanti secondo te per un progettista culturale oggi?

Un progettista culturale deve avere un bacino di competenze assai vasto. Queste, infatti, vanno dalla cultura umanistica vivida e dinamica a conoscenze economiche specializzate, tarate sul settore. Deve aggiornarsi sulla normativa e al tempo stesso interrogarsi sulle procedure per provocare cambiamenti utili. È un errore limitarsi agli strumenti disponibili e non porsi il problema del loro miglioramento.

Cosa consigli per sviluppare un percorso professionale in ambito culturale?

Consiglio di aprire gli occhi sul fatto che i progettisti culturali stanno per assumere un impegno straordinario, che esige competenze qualificate e implica responsabilità elevate; tutto questo non è bilanciato da una corrispondente gratificazione economica. Quindi, chi si avventura in questo mare deve salpare con motivazioni molto più forti di quelli di carriera. Credo che possa solcarlo solo se morso dal vento della passione.